domenica 11 luglio 2010


leggere e scrivere nell'antico egitto


 

storia e sviluppo dell'antico egiziano

L'egiziano occupa una posizione particolare tra le varie lingue dell'umanità: oltre ad essere una delle più antiche di cui sia rimasta traccia, è quella con la durata più lunga, circa 4000 anni, se non si tiene conto del fatto che la sua forma più recente, il copto, è ancora utilizzata come lingua liturgica della Chiesa cristiana d'Egitto.

L'egiziano rientra nel gruppo delle lingue camito-semitiche, di cui costituisce un ramo autonomo. Il momento della separazione da questo ceppo comune è motivo di discussione. Le due caratteristiche principali che condivide con le lingue di questo ceppo sono il fatto di annotare graficamente solo le consonanti e di presentare un vocabolario costituito da parole a radice biconsonantica o triconsonantica.

La lingua egiziana ha subito modificazioni nel corso dei millenni, che ne hanno interessato la morfologia, la sintassi ed il lessico. Si è soliti suddividere la sua storia in cinque periodi. Da questa suddivisione è esclusa la lingua delle prime iscrizioni, risalenti alla fine del periodo predinastico ed all'inizio di quello dinastico, poiché troppo brevi e di contenuto troppo succinto per permettere un'analisi linguistica significativa.

La prima fase, collocabile nell'Antico Regno e nel I Periodo Intermedio, è chiamata "antico egiziano". I documenti principali che la utilizzano sono il corpus religioso dei "Testi delle Piramidi" ed un certo numero di autobiografie, iscritte nelle tombe di privati appartenenti all'élite amministrativa dello Stato.

Discendente della più antica fase linguistica è il "medio egiziano", la lingua del Medio Regno, del II Periodo Intermedio e della prima parte del Nuovo Regno. È considerata la lingua classica dell'antico Egitto, e per questo motivo rimane in uso come lingua di tradizione per testi religiosi, rituali e monumentali fino all'epoca romana. è la lingua in cui vengono redatti i capolavori di narrativa della letteratura faraonica e gli insegnamenti morali, testi di riferimento nella formazione scolastica e personale, ma è anche la lingua dell'amministrazione e della cultura religiosa e funeraria dell'epoca.

Il "medio egiziano" fu rimpiazzato dal "neo-egiziano" come lingua parlata dopo il 1600 a.C., restando in uso fin verso il 600 a.C. La sua utilizzazione corrente come lingua scritta si colloca verso il 1300 a.C., anche se alcune sue forme grammaticali e sintattiche sono riscontrabili già in testi di epoca precedente. È la lingua dei documenti amministrativi e giudiziari, delle lettere e di molti componimenti letterari dell'epoca ramesside e del III Periodo Intermedio: una produzione molto ricca, nota grazie al grande numero di testimonianze lasciate dalla comunità di Deir el-Medina.

A partire dall'VIII secolo a.C., si cominciò a diffondere l'uso del demotico. Questo termine indica sia una fase linguistica dell'egiziano sia una sua forma di scrittura. Per le sue strutture grammaticali, è una lingua molto vicina al neo-egiziano. Da un punto di vista grafico, se ne distanzia completamente, trattandosi di una stenografia in cui spesso un singolo segno corrisponde all'abbreviazione di un gruppo di segni dello ieratico, dal quale si sviluppò durante la XXVI dinastia. Il demotico rimase in uso fino al V secolo d.C., presentando lungo il suo sviluppo differenze ricollegabili sia all'area geografica ed al periodo di utilizzazione, sia alla tipologia di testo. Fu introdotta come lingua di Stato sotto Psammetico I, intorno al 650 a.C., e divenne poi la scrittura utilizzata per la stesura di testi amministrativi e quotidiani. Da quest'ultimo uso derivò la sua denominazione, che in greco significa "scrittura del popolo". In epoca tolemaico-romana, il demotico fu utilizzato anche per la stesura di testi di livello più alto, come quelli religiosi e letterari, che lasciano intravedere in alcuni casi l'afflusso di nuove idee derivate dal contatto con la cultura greca.

Ultima fase della lingua egiziana è il copto, che presenta una grammatica simile all'egiziano parlato del II-III secolo d.C., ed è attestato a partire da quest'epoca. Legato al demotico, presenta paralleli con la sintassi del greco, prestiti lessicali da quest'ultima lingua nonché la sua stessa grafia. Il copto è scritto con i 24
segni dell'alfabeto greco maiuscolo, l'"onciale biblico", con l'aggiunta di 6/7 grafemi demotici, che trascrivono suoni sconosciuti al greco e sono adattati nella forma alle lettere greche. In copto sono annotate anche le vocali. Oltre ad una ricca produzione letterario-religiosa, il copto ha lasciato molte testimonianze della sua utilizzazione quotidiana: sono molti gli ostraka che riportano conti, lettere ed esercizi scolastici.

A partire dal IX secolo, l'arabo si sostituisce, come lingua parlata, al copto, che si estingue verso il 1200 d.C. Tuttavia, tale lingua è tuttora utilizzata in particolari liturgie della Chiesa copta.


 

le scritture dell'antico egiziano

Il geroglifico è la forma di scrittura più antica dell'egiziano, oltre ad essere quella con la durata più lunga. I primi segni geroglifici risalgono ad un periodo precendente l'unificazione dello Stato faraonico, intorno al 3250 a.C., mentre l'ultima iscrizione conosciuta data al 394 d.C. Gli ambiti di utilizzazione di tale forma di scrittura sono svariati, anche se con il tempo questi si restringono ai testi religiosi ed a quelli a carattere monumentale. La ragione di questa specializzazione va ricercata nello sviluppo e nella diffusione della sua forma corsiva, lo ieratico, più semplice e veloce per redigere testi di uso comune. Nell'epoca in cui i Greci entrarono in contatto con l'Egitto, i geroglifici erano usati soprattutto nelle iscrizioni monumentali su pietra. Da questa caratteristica derivò il loro nome, che in greco significa "segni sacri incisi".

Questa scrittura è composta da segni figurativi, o iconici, che riproducono elementi o esseri del mondo egizio. L'accentuato carattere figurativo che la caratterizza non deve indurre a credere che si tratti di una scrittura ideografica. Il geroglifico è un sistema di scrittura complesso, in cui alcuni segni indicano dei concetti, mentre altri esprimono dei suoni. Il geroglifico fu adottato per esprimere graficamente l'antico, il medio, il neo-egiziano e l'egiziano di tradizione.

Lo ieratico è la forma corsiva della scrittura geroglifica, di cui è un adattamento ed una semplificazione su supporti non monumentali. Non mancano esempi di utilizzazione in testi lontani dal quotidiano, come quelli religiosi, letterari e scientifici. Le origini dello ieratico coincidono con l'apparizione della scrittura in Egitto: i primi geroglifici semi-corsivi attestati alla fine del pre-dinastico costituiscono le prime fasi del suo sviluppo. Con la diffusione del demotico, l'uso dello ieratico fu limitato alla redazione di testi religiosi. Per questo motivo, i Greci le diedero il nome di "scrittura sacerdotale". Per la sua mancanza di figuratività non fu adoperata come scrittura monumentale, anche se in Epoca Tarda se ne ha qualche testimonianza su pietra. Veniva utilizzata per redigere testi su papiro e su ostraka.

Da un punto di vista grafico, lo ieratico mantenne una vicinanza con il geroglifico: infatti, è sempre possibile trascrivere un testo redatto in ieratico nella sua corrispondente forma geroglifica. Tuttavia, i segni sono spesso legati fra loro: con lo stesso colpo di pennello potevano essere resi gruppi corrispondenti a due o più segni geroglifici. Il nuovo segno così ottenuto è definito "legatura".

Fino all'XI dinastia, i testi in ieratico erano scritti in colonne, mentre a partire dalla dinastia seguente la stesura è effettuata su righe orizzontali. Si attua una differenziazione tra gli stili di scrittura: da una parte si ha uno ieratico particolarmente corsivo, utilizzato per testi di carattere profano, dall'altra uno più elegante, riservato a testi di una certa importanza. La forma più corsiva fu all'origine di un'ulteriore differenziazione grafica alla fine del Nuovo Regno, costituita da due varianti regionali: lo "ieratico anormale" in Alto Egitto ed il demotico in Basso Egitto, che soppiantò il primo nel corso della XXVI dinastia.

Il demotico non corrisponde solo ad una forma di scrittura, ma anche ad una fase linguistica. Il suo aspetto grafico equivale ad un'estrema stilizzazione dello ieratico, costituendo una stenografia, in cui un solo segno può corrispondere ad un gruppo di segni ieratici. È attestato su papiro e su ostraka, anche se alla fine dell'epoca faraonica fu utilizzato anche su supporti monumentali. L'esempio più noto è costituito dalla Stele di Rosetta, elemento chiave nella storia della decifrazione, che riporta un decreto di epoca tolemaica redatto in geroglifico, demotico e greco.


 

storia della decifrazione dei geroglifici

La diffusione del cristianesimo segnò la fine dei culti pagani in Egitto e, verso il V secolo d.C., si perse la conoscenza dell'antico sistema di scrittura geroglifico. Con il passare del tempo, i geroglifici entrarono a far parte dell'immaginario collettivo come una delle stranezze che caratterizzavano la civiltà dell'Antico Egitto. Già Diodoro Siculo, nel I secolo a.C., parlò dell'antica scrittura egiziana come costituita da segni dal valore puramente allegorico e figurativo.

Questa idea, che perdurò fino alla decifrazione, nel XIX secolo, alimentò una serie di interpretazioni e spiegazioni di questi segni in chiave esoterica. Ne è un esempio l'opera di Horapollon, redatta nel V secolo d.C., che accanto ad alcune notizie veritiere sul sistema geroglifico, enfatizzò la convinzione che si trattasse di una scrittura allegorica.

Durante il Rinascimento, molti studiosi s'interessarono all'antica scrittura egiziana, continuando su questa stessa linea. All'inizio del '600, il dotto linguista gesuita Athanasius Kircher, pur continuando a cercare spiegazioni simboliche ai segni, fu il primo a scrivere una grammatica ed un dizionario copto. La loro importanza fu fondamentale per le ricerche successive, dal momento che il copto costituisce l'ultima fase della lingua egiziana.

Nel '700 continuarono gli studi ed i tentativi di interpretazione dei geroglifici, e verso la fine del secolo una "ventata" di antico Egitto raggiunse l'Europa, grazie alla campagna in Egitto di Napoleone Bonaparte. Durante questa spedizione, nel 1799, fu trovata la Stele di Rosetta. La scoperta avvenne in modo casuale, mentre un gruppo di soldati stava scavando le fondazioni di un forte. La stele riporta un decreto redatto in geroglifico, demotico e greco. Dal momento che quest'ultimo era noto, e quindi poteva essere letto e tradotto, gli studiosi che accompagnavano Napoleone nella sua spedizione capirono l'importanza fondamentale di questo ritrovamento per la decifrazione dei geroglifici.

La stele fu in seguito requisita dagli Inglesi dopo la disfatta di Napoleone, ma copie del testo vennero inviate ai principali studiosi dell'epoca. Fra coloro che si cimentarono nello studio del documento, si ricordano Silvestre de Sacy, che riuscì ad interpretare correttamente alcuni nomi regali nel testo demotico, e lo svedese Akerblad, che isolò il valore fonetico di alcuni segni dei nomi regali. L'inglese Thomas Young fu il primo ad interessarsi anche alla parte geroglifica della stele.

Fu il giovane studioso francese Jean-François Champollion a compiere il passo finale, non limitando le sue ricerche alla sola Stele di Rosetta, ma andando alla ricerca di altri testi geroglifici ed allargando così le possibilità d'indagine. Il francese arrivò all'intuizione generale che aprì la via a tutti gli studi seguenti: la scrittura geroglifica non era solo figurativa né solo fonetica, ma un sistema misto di segni a valore ideografico e di segni corrispondenti a suoni. Nasceva l'Egittologia.


 

qualche principio della scrittura geroglifica

Il geroglifico è un sistema grafico complesso in cui alcuni segni, detti ideogrammi, indicano quello che rappresentano o vogliono significare; altri, i fonogrammi, indicano dei suoni; altri ancora, i determinativi, servono a segnalare la classe o categoria alla quale una parola appartiene.

Gli ideogrammi sono segni usati pittograficamente che possono indicare un oggetto, un'azione o un'idea, e sono accompagnati da un tratto verticale di riconoscimento. I segni utilizzati sono semplificazioni delle realtà dell'universo, e seguono i canoni del disegno egizio, secondo i quali la rappresentazione corrispondeva ad una spiccata caratterizzazione dei particolari per permetterne un sicuro riconoscimento. Le proporzioni degli elementi rappresentati non venivano rispettate per ragioni di spazio.

I fonogrammi, che corrispondono ad uno o più suoni, derivano dagli ideogrammi in virtù del principio del rebus: impiegano un disegno per il suo valore fonetico, senza riguardo per ciò che raffigura. I fonogrammi sono divisi in tre categorie principali: gli unilitteri, che esprimono una consonante, i bilitteri, che ne esprimono due, e i trilitteri, utilizzati per esprimerne tre.

I determinativi sono segni che non si leggono, ma che hanno la funzione di indicare la categoria di significato alla quale le parole appartengono. Servono anche a distinguere due termini di senso diverso ma scritti in modo identico, con il medesimo scheletro consonantico, dal momento che le vocali non erano graficamente espresse.

Numerosi segni geroglifici possono assumere, a seconda del termine in cui intervengono, le funzioni di ideogramma, di fonogramma o di determinativo.


 

orientamento e disposizione dei segni

Dal momento che ogni segno geroglifico è riconoscibile individualmente, i testi geroglifici possono essere scritti indifferentemente da destra a sinistra o da sinistra a destra. Possono essere scritti sia in righe orizzontali sia in colonne verticali. Poiché tutti i segni che raffigurano esseri animati (o parti del loro corpo) sono orientati nello stesso senso, la lettura comincia dal punto verso il quale tali segni sembrano dirigersi. La lettura, inoltre, si effettua sempre dall'alto verso il basso.

I segni geroglifici sono disposti sempre in maniera armoniosa, all'interno di quadrati ideali in cui i singoli segni occupano tutto lo spazio disponibile, pur mantenendo una minima distanza che permette di individuarli chiaramente.

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